Pubblicato 09:30 - da Redazione - Emanuele Baggio con 0 commenti

LAUREATI E LAVORO, I FUTURI TALENTI ARRIVERANNO DA INDIA E CINA

Chi saranno e soprattutto da dove arriveranno i giovani talenti ad alto potenziale per il mondo del lavoro? Quale nazionalità avranno i laureati d'eccellenza, cioè quelli che le aziende si contenderanno? Secondo l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, saranno cinesi e indiani, in quanto proprio in India e in Cina si sta assistendo a una crescita esponenziale di "laureati di qualità". Il fenomeno riguarda anche altre aree che fino a qualche anno fa erano considerate in via di sviluppo.





TRA VENT'ANNI

Nel 2030 India e Cina avranno in due il 50% dei talenti laureati a livello planetario, mentre l'asse Usa-Europa-Giappone perderà inevitabilemente posizioni. L'Italia, neanche a dirlo, si posiziona in coda alla classifica, con una tendenza involutiva, quindi in negativo, del livello massimo di istruzione dei suoi abitanti.

COME SONO CAMBIATI E COME CAMBIERANNO I NUMERI
Nel 2000, nei cosiddetti "Pesi sviluppati" c'erano 51 milioni di laureati nella fascia d'età dai 25 ai 34 anni. Nei Paesi del G20, ovvero il blocco di nazioni in via di sviluppo, il loro numero era soltanto di 39 milioni. Nell'ultimo decennio questo divario è quasi scomparso: 66 milioni dell'Ocse contro i 64 milioni del G20.
Questo potrebbe portare, se questi Paesi continueranno ad investire sulla crescita e sulla cultura, a raggiungere vette di laureati in Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Russia, Arabia Saudita e Sudafrica e a superare di circa il 40% il numero di quellli dei Paesi europei e americani!
Il mondo sta cambiando e i "Paesi Occidentali" rischiano di rimanere al palo, a meno che non si torni a pensare al sistema scuola - università - lavoro in una prospettiva completamente nuova, basata ovviamente sugli investimenti e su concrete modifiche a livello normativo....Una svolta che dovrebbe interessare in primis proprio l'Italia, perennemente impegnata nella risoluzione di emergenze invece che su riforme di lungo periodo.

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